Vita di PI-Pubblico Impiegato-Riflessioni III – Pagliacci

Oggi ho avuto un colloquio con la Direzione Risorse Umane nelle persone di:

  • dott.ssa Tizia che è la c.d. Cacciatrice di teste interna, mi ricordava una mia parente: professoressa 68ina, femminista e di sinistra che a parte i capelli la pelliccia e lo stivale aveva dei problemi anche seri e non ragionava male.

  • giovane laureata, probabilmente neo assunta, con lo sguardo di chi si era perduto. Ho pensato che in questi uffici non si perderebbe neanche un bambino, ma la sua faccia era un po’ stravolta, vedrai che ora mi dice: “Sono di Berlino”.

Berlino ci sono stata, però ora mi sono rotta, torno a casa e mi rimetterò in mutande.
Ah no è vero ora non posso.

Dicevamo?

  • La terza luna – Il dott. Caio – era grande ed elegante né giovane né vecchio forse malato sicuramente era malato perché perdeva sangue da un orecchio – no, Lucio lui per ora non perde sangue da un orecchio magari domani dopo tutti questi colloqui forse sì. Però sicuramente è malato quello sì, malato di quella malattia…come si chiama? Ah sì: tracotanza.

Tutti e tre a far qualcosa di importante, di unico e di grande…

Dicono che il colloquio è finalizzato alla riorganizzazione aziendale, alla verifica dei carichi di lavoro, alla loro distribuzione nelle varie unità organizzative, a valutare le competenze, le professionalità, la personalità e capire se dove ti hanno collocato va bene o puoi andare a lavorare da qualche altra parte, se ci sono cose da cambiare e se sì come, etc, etc, etc..

Lei che attività svolge? E cosa ne pensa?

Che attività svolgo?
Mi avete fatto 6 colloqui prima di assumermi, sono 6 anni che lavoro qui, il nostro protocollo è completamente informatizzato e come tale sono visibili tutte le pratiche da me svolte, ogni anno ci inviate in power point gli obiettivi della struttura e ogni anno vi inviamo i nostri obiettivi personali, il nostro responsabile a consuntivo vi invia le attività svolte e i nostri obiettivi raggiunti, cui segue l’invio di altri file informatici con l’aggiornamento delle nostre competenze, inoltre quando esco o entro dall’ufficio e il perché è registrato sulla rete interna, avete il mio c.v. aggiornato… e volete sapere da me cosa faccio qui?

E poi, cosa penso?
Penso a delusioni, a grandi imprese, ad una torta caprese, ma l’impresa eccezionale datemi retta è essere normale o almeno cercare di rimanerlo dopo otto ore al giorno per cinque giorni a settimana passati qui dentro.

Penso che ci dovrò rimanere per altri 25 anni, se mi va bene.

Penso anche di essere stata così fortunata da essere stata estratta per questo colloquio che poi esco e compro “turista x sempre”.

Penso che abbiate creato un clima di competizione che non è sano.

Penso a quando i primi tempi credevo che un’azienda composta soprattutto da giovani alla prima esperienza lavorativa sarebbe stata molto stimolante, invece avete forgiato le loro menti per far sì che siano delle marionette nelle vostre mani.

Penso che il clima di reverenza nei confronti dei vertici della azienda non sia sintomo e sinonimo di stima nei loro confronti.

Penso che vorrei fare a cambio con la signora del terzo piano che in pensione non ci vuole andare, propongo di andare io al suo posto, fino a che lei non si stufa, poi torno.

Ma poi penso anche alla potenza della lirica,dove ogni dramma è un falso, che con un po’ di trucco e con la mimica puoi diventare un altro e inizio a raccontarmi da un punto di vista professionale, cosa faccio, come lo faccio, perché lo faccio, in quanto tempo, cosa cambierei per migliorare, cosa lascerei così, cosa ho fatto prima di approdare qui e come potei riutilizzarlo a favore dell’azienda.
Parlo e mi diverto pure, sì mi faccio anche delle risate e se le fanno anche loro.

Come è andata finire?
Il mio responsabile diretto mi ha detto che hanno avuto un’ottima impressione, ho una professionalità così completa, si vede che mi piace questo lavoro, che lo faccio con passione, con competenza, in modo efficace ed efficiente e bla, bla, bla…

“Recitar! Mentre preso dal delirio non so più quel che dico e quel che faccio!

Vesti la giubba e la faccia infarina.

Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
In una smorfia il singhiozzo e il dolor.”

Pagliacci.

Ringrazio vivamente Dalla e Leoncavallo. Spero che non se la prendano.

11 pensieri riguardo “Vita di PI-Pubblico Impiegato-Riflessioni III – Pagliacci

  1. Ti si impregnano i vestiti di un mistico odore di sudore e spezie, vita e morte che si rincorrono in un balletto senza fine

  2. Si somigliano tutte queste aziende.. “essere normale o almeno cercare di rimanerlo dopo otto ore al giorno per cinque giorni a settimana passati qui dentro” è una bella impresa… 🙂

  3. La vita da azienda mi sta logorando. Io non so fingere e costruisco muri molto alti. Nessuno per questo mi fa complimenti per il mio operato ma ai miei muri ci tengo.

  4. E’ strano ma sembra che molti dipendenti si trovino nelle stesse condizioni. Quello che scrivi sembra quasi una fotocopia del mio lavoro, manca solo la parte relativa alle preferenze e favoritismi e poi il quadro è completo.

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