Vita di PI – Pubblico Impiegato – Riflessioni XXX

Che uno dice che tra persone adulte i comportamenti dovrebbero essere più semplici, che si dovrebbe riuscire ad affrontare le azioni e le reazioni degli altri guardandoli negli occhi, dialogando.

Che magari la prima volta non riesce e magari neanche la seconda, però considerato che sei un adulto non cedi subito, ma tenti ancora, cerchi di aggiustare un po’ le cose per farle funzionare meglio.

A maggior ragione tutto questo dovrebbe essere affrontato con maturità e serietà nel momento in cui tu persona adulta ricopri un ruolo di responsabilità.

Che responsabilità deriva latino **respònsus**, participio passato del verbo respòndere, che vuol dire rispondere, e nel senso filosofico generale significa: **impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a se stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano.**

Secondo altri invece responsabilità deriva dal verbo **respondeo** che deriva da **spondeo**, che indica l’atto solenne del promettere e del garantire.
Altri indicano la parentela del verbo latino spondeo col greco σπένδω, fra i cui significati spicca quello di:
> concludere un patto e prendersi reciprocamente a garanti.

Attraverso una piccola ricerca nell’immenso mondo della rete si può scoprire che la parola **responsabile** è comparsa nella lingua italiana intorno al 1660, quindi direi da un numero di anni sufficienti per permettergli di entrare nel nostro linguaggio e di affermare il suo vero significato e di farlo comprendere a più persone possibili, che è appunto:
> colui che può essere chiamato a rendere conto per gli atti svolti nell’esercizio del proprio ruolo.

Quindi se in una struttura lavorativa sei nominato Responsabile di una unità organizzativa significa che hai dei doveri nei confronti delle persone che lavorano con te e, ovviamente, avendo maggiori responsabilità sarai anche pagato in misura maggiore rispetto a chi non ricopre tale ruolo.
E questo è corretto.
Ma è corretto fino a che non sfuggi dalle responsabilità.
Perché insomma se sfuggi agli obblighi base che il tuo ruolo comporta allora siamo bravi tutti a fare i responsabili e non c’è bisogno che sprechiamo i soldi di tutti i cittadini per pagare a fine mese uno stipendio più alto di quello delle persone che sulla carta dovresti coordinare e supportare e invece non lo fai.

Non c’è bisogno che sprechiamo i soldi pubblici per pagarti dei premi produzione annuali che sono molto più alti rispetto a quelli delle persone che ti fanno raggiungere gli obiettivi attraverso il loro lavoro, mentre tu responsabile te ne lavi le mani, non prendi una decisione che sia una, non condividi le informazioni, non favorisci il dialogo né tra i tuoi collaboratori né tra te e loro, anzi tendi a fare il contrario che sembra che dividi et impera sia il tuo motto preferito. Tendi a scaricare le colpe di eventuali errori, e cerchi di soddisfare le esigenze esclusivamente della nostra signorina Silvani e degli altri tuoi amici alle volte contravvenendo a regole che imponi di rispettare a chi invece non ritieni simpatico.

E insomma superata l’età del l’infanzia e anche quella dell’adolescenza, quando poi nella vita privata si è anche genitori, quindi responsabili di altre persone anche al di fuori del mondo lavorativo, allora viene spontaneo pensare, sperare, di avere di fronte una persona che le situazioni le riesce ad affrontare, gestire, senza fuggire dalle conseguenze, anche se alle volte è un po’ scomodo e anche se un po’ ti scoccia perché bisogna onorare i doveri che uno ha. Se poi ci metti che sono ben remunerati, allora non ci sono grandi scuse.

Ed invece il mio capo, ultra quarantenne, padre di due figli, dopo il nostro confronto, non riesce quasi più a parlarmi seriamente di lavoro, ma solo buttandola in caciara, perché quando non si hanno argomenti si tende sempre a buttarla in caciara sperando che l’interlocutore si confonda, facendo mille battute per cazzeggiare, che chissà magari pensa che cazzeggiando io mi dimentichi delle basse valutazioni che mi ha attribuito alla fine dell’anno “scolastico”.

Se alle volte non riesce a buttarla in caciara, per parlare seriamente di lavoro mi manda email.
Che non ha capito che così facendo mi fa solo che un favore, che tutte le minchiate che spara non rimangono come parole volanti, ma scritte e quindi riutilizzabili.

E poi ha quei giorni li, che chissà cosa gli dice il cervello, che quando arriva in ufficio la mattina, pur dovendo necessariamente passare davanti alla mia stanza per entrare nella sua, non si gira neanche per salutarmi, ma prosegue con lo sguardo fisso a terra.

E quei giorni può darsi che per tutte le otto ore che stiamo in questo meraviglioso luogo, lui non mi rivolga mai la parola, e se lo incrocio in corridoio, mi saluta accennando un sorriso con lo sguardo sfuggente.
Che io quei giorni lì non li capisco, né i giorni, né il mio capo.

E però capita, che in quei giorni lì io gli debba parlare di lavoro e tutto diventa più pesante, il lavoro – che già non mi soddisfa – il luogo di lavoro – che già non è accogliente di suo – la mia sopportazione nei confronti del mio capo – che già prima era ad un livello basso, ora dopo le valutazioni che mi ha fatto è scesa ancora – lui certo in quei giorni li non mi aiuta: mi parla con il tono di Lurch.

Ad oggi, comunque, dopo il ritorno dalle vacanze non ho voglia di cercare di capire, non ho voglia di capire né quei giorni né il mio capo, e quindi quando capitano- e dal rientro dalle vacanze quei giorni lì sono capitati già – ho deciso di ignorarlo.
Lo ignoro completamente e se non ho una necessità lavorativa improrogabile lo evito accuratamente.
Anzi lo evito accuratamente anche se ho necessità lavorative, che tanto qui è prorogabile tutto, domani è sempre uguale ad oggi, alla faccia di qualsiasi tipo di riforma della PA e di chi vorrebbe portare qualcosa a compimento.

Ci credi se ti dico che evitarlo non mi pesa affatto?

6 pensieri riguardo “Vita di PI – Pubblico Impiegato – Riflessioni XXX

  1. ciao Maria Emma,

    hai scritto:
    …”Quindi se in una struttura lavorativa sei nominato Responsabile di una unità organizzativa significa che hai dei doveri nei confronti delle persone che lavorano con te”…

    è proprio qui che nasce il malinteso di fondo, negli apparati pubblici il concetto di “responsabilità” è stato “italianizzato”, cosa che gli ha fatto assumere un significato diverso. La responsabilità in questione è solo figurativa. In ogni piramide strutturata in livelli viene piazzato un “responsabile” che di fatto è semplicemente un legale punto di congiuntura col livello superiore e, eventualmente, alla bisogna, viene trasformato in capro espiatorio. Nella sostanza, il tuo capo non è lì per far funzionare bene il suo piccolo feudo, questa è la sua mansione di facciata, in realtà lui è lì per spingere da sotto i suoi superiori e prendersi le colpe a fronte di casini legali, cioè è una componente del famigerato scaricabarile. Ciò che dico è supportato dalla sua incompetenza, oltre che dalla standardizzazione del settore, evidentemente non solo sul fronte dei rapporti umani.

    TADS

    1. Sì caro Tads, comprendo questo equivoco di fondo ormai incancrenito…
      Mi manda in bestia, ma capisco.
      Mi fai anche pensare e mi dai risposte su domande che mi ero fatta sul perché il mio capo prenda più incarichi di quelli che dovrebbe: perché dovrà essere il capro espiatorio di qualcuno.
      E va bene… Cioè va male… Ma il peggio, quello che proprio non riesco a mandare giù, è la totale assenza – in svariate occasioni – della base dei rapporti umani. Non so come spiegare, colgo in diverse occasioni una grande mancanza delle basi, delle fondamenta, il suo rapportarsi con me o cazzeggiando o a testa bassa, lo trovo una totale incapacità di instaurare un rapporto umano che deve necessariamente, o dovrebbe, essere instaurato tra persone che lavorano insieme.
      Cioè a me non frega niente lui può essere il capro espiatorio di chi vuole lui, ma considerato che è il mio capo, io esigerei, o meglio desidererei che lo facesse, senza sfuggire.
      Ho scritto forse incartandomi sul pensiero, e poi mi accaloro troppo, anche se poi ciò che dico alla fine è vero: evitarlo non mi pesa affatto.

      1. ti spieghi benissimo,
        quando fai parte di una “cordata” appesa alla parete dei sotterfugi, degli interessi personali, dei giochi di potere e dell’asservimento al potere politico di riferimento, i rapporti umani vanno a farsi fottere. Comunque credo basti fare due più due, il tuo capo ha penalizzato te per favorire la “silvani”, lo ha fatto sapendo benissimo di commettere una ingiustizia ma ha scelto di anteporre le sue mire personali alle logiche meritocratiche. Tu riusciresti a guardare serenamente negli occhi una persona che hai scientemente danneggiato???

        1. Sì in effetti facendo due più due….
          E quindi da questo punto di vista se io lo ignoro a mia volta gli faccio un favore…
          se invece quando vuole ignorarmi gli iniziasi ad imporre la mia presenza lavorativa, gli farei una sorta di dispetto o comunque sarei un fastidio per lui…
          Hahahaha so come diventare il suo incubo peggiore 😬

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